Rasizza al Presidente Tridico: “Serve dialogo, non è così che si rilancia il lavoro in Italia”

 

Decontribuzione Sud: obiettivo mancato – dichiara Rosario Rasizza, Presidente di Assosomm – in riferimento all’ultima circolare Inps n° 33/2021 che avrebbe dovuto assicurare misure di sostegno all’economia e all’occupazione nelle aree più svantaggiate del nostro Paese. La contraddizione che rileviamo è presto spiegata: avremo Agenzie per il Lavoro, ma anche aziende, cioè datori di lavoro diretti, che avranno la possibilità di poter usufruire di agevolazioni contributive semplicemente incardinando i rapporti di lavoro in una sede del Sud, pur avendo lavoratori che prestano effettivamente la propria attività in altre Regioni d’Italia.”

Il Governo, tra le varie misure di sostegno all’economia e all’occupazione, ha infatti varato uno sgravio contributivo destinato alle “aree caratterizzate da gravi situazioni di disagio socio economico”, pari ad una riduzione contributiva del 30% fino a dicembre 2025 (che si ridurrà con il passare del tempo fino ad arrivare al 10% per gli anni 2028 e 2029).

L’Inps rende noto, nello specifico, che per poter ottenere questo sgravio sarà sufficiente che la sede di lavoro dei dipendenti sia ubicata nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, salvo poi specificare che per sede si intende l’unità operativa presso cui sono denunciati in Uniemens i lavoratori, indipendentemente dal fatto che questi lavoratori operino poi in una Regione del Nord.

“Tutto quanto sopra esposto – conclude Rasizza – ci porta a concludere quindi che l’interpretazione da parte dell’INPS delle disposizioni che hanno introdotto nell’ordinamento la cd. Decontribuzione Sud meriti di essere ripensata, perché essa conduce a un effetto paradossale. Si pensi per esempio ad un’azienda con accentramento contributivo nel Nord Italia, ma con siti operativi nel Sud: in questo caso, pur rientrando perfettamente nei parametri indicati dalla norma, il costo del lavoro rimarrebbe invariato, perché il datore di lavoro non potrebbe aver diritto allo sgravio. Ecco che, allora, davvero l’agevolazione non si riverbererà mai su persone e famiglie che in quelle aree vivono, non favorendone l’emancipazione e il radicamento: obiettivo decisamente mancato. Un risultato frutto, ancora una volta, di una mai praticata consultazione delle parti sociali? Ci rivolgiamo quindi al Presidente Pasquale Tridico affinché in questo particolare momento storico sia finalmente dato avvio a un dialogo costruttivo e fondamentale per il rilancio del lavoro in Italia”.

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